PSORIASI E CARDIOPATIA: I DISTURBI CARDIOVASCOLARI CORRELATI ALLA MALATTIA PSORIASICA

Tra le comorbidità associate alla malattia psoriasica, psoriasi e artrite psoriasica si annoverano le patologie cardiovascolari.

Le sostanze infiammatorie coinvolte nella malattia psoriasica che potrebbero essere rilasciate nella circolazione sistemica, infatti, hanno il potenziale di raggiungere i tessuti bersaglio coinvolti nel rischio cardiovascolare.

In particolare, possono alterare la funzione di epatociti e cellule vascolari, causare modificazioni nell’ateroma, con conseguente rischio di trombo, e nella fisiologia leucocitaria, aumentando quindi i fattori di rischio cardiovascolare o attivando processi patologici.1

QUANTO AUMENTA IL RISCHIO CARDIOVASCOLARE SE SOFFRI DI PSORIASI

Da studi scientifici, infatti, si stima che la prevalenza dei disturbi cardiovascolari come:

Aumento dei rischi cadiovascolari, come coronaropatia, per chi soffre di psoriasi

coronaropatia

Aumento dei risci cadiovascolari, come infarto miocardico, per chi soffre di psoriasi

infarto miocardico

Aumento dei risci cadiovascolari, come ictus cerebrale, per chi soffre di psoriasi

ictus cerebrale

sia superiore di circa il 20% nei pazienti con psoriasi moderata-severa rispetto ai gruppi di controllo.2

I pazienti con diagnosi di psoriasi hanno anche un carico maggiore di aterosclerosi subclinica (ovvero asintomatica) e infiammazione vascolare.3

Hanno livelli significativamente più elevati di lipidi sierici, compresi i trigliceridi e il colesterolo totale, rispetto agli individui sani.4

Inoltre, la psoriasi è associata a fibrillazione atriale (aritmia) e ictus, che può essere più grave nei pazienti giovani.5

Probabilmente, lo stato infiammatorio correlato alla psoriasi potrebbe contribuire allo sviluppo della fibrillazione atriale.6

In caso di grave psoriasi, può aumentare il rischio cardiovascolare

SE LA PSORIASI È GRAVE, IL RISCHIO CARDIO­VA­SCO­LARE POTREBBE AUMENTARE

I risultati di uno studio5 suggeriscono che diabete, ipertensione, iperlipidemia, fumo e aumento dell’indice di massa corporea (BMI) sono associati a psoriasi sia lieve che grave.

Pazienti con psoriasi grave presentavano un rischio maggiore di infarto miocardico rispetto ai pazienti con psoriasi lieve, coerentemente con l’ipotesi che una maggiore attività immunitaria nella psoriasi sia correlata a un più alto rischio di infarto miocardico.5

Il rischio di infarto miocardico associato alla psoriasi è inoltre più elevato nei pazienti giovani con psoriasi grave, è attenuato con l’età e rimane elevato anche dopo aver controllato i tradizionali fattori di rischio cardiovascolare.

Rischio di coronaropatia se si soffre di psoriasi

FATTORI DI RISCHIO COMUNI A MALATTIA PSORIASICA E PATOLOGIE CARDIO­VA­SCO­LARI

Psoriasi e malattie cardiache hanno alcuni fattori di rischio in comune. L’obesità è uno di questi. Ulteriori fattori di rischio cardiovascolare come l’ipertensione, il colesterolo alto e livelli elevati di glucosio nel sangue possono ugualmente contribuire a una risposta infiammatoria.

La risposta infiammatoria è alla base tanto della psoriasi quanto delle malattie cardiovascolari.

Il legame tra psoriasi e malattie cardiache è complesso.

Inoltre, alcuni disturbi cardiovascolari possono comparire come effetti avversi di terapie per la psoriasi.6

Anche certi comportamenti non salutari come il fumo, il consumo di alcol, la diminuzione dell’attività fisica, una scorretta alimentazione possono rappresentare importanti fattori di rischio cardiovascolare indipendenti.

Pertanto, è di fondamentale importanza considerare ogni aspetto che possa aumentare la possibilità di sviluppare disturbi a carico del sistema cardiocircolatorio.

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Fonti

1. Davidovici BB et al. J Invest Dermatol 2010;130(7):1785-96.

2. La Psoriasi: una patologia cutanea multiorgano. Nuovi paradigmi e strategie di tutela assistenziale (Report del Progetto PACTA), 2016.

3. World Health Organization, Global Report on Psoriasis, 2016.

4. Robati RM et al. J Am Acad Dermatol 2014;71(4):642-8.

5. Ahlehoff O et al. Eur Heart J 2012;33(16):2054-64.

6. Vizzardi E et al. Acta Cardiol 2010;65(3):337-40.